Secondo un’antica leggenda tedesca, Lorelei era il nome di una giovane fanciulla dai lunghi capelli ondulati
e dalla pelle chiara, quasi trasparente, come le acque del fiume Reno dove era solita nuotare libera e spensierata.
Lorelei trascorreva le sue giornate sulle sponde del corso d’acqua, spesso adagiata su uno scoglio all’altezza di
St. Goarshausen dove, mentre pettinava la sua folta chioma, si dilettava nell'intonare affascinanti melodie.
Una mattina, il suono puro e ammaliante della sua voce destò l’interesse di un marinaio, di passaggio
nelle stesse acque.
Infatuato dalla voce della fanciulla, il giovane uomo decise di fermare l’imbarcazione nei dintorni della scogliera per capire da dove provenisse quella melodia tanto soave.
Fu così che, su quella roccia, i due giovani si incontrarono, per poi lasciarsi abbandonare, in un così breve lasso di tempo, tra le braccia di un onesto e spontaneo innamoramento. Dopo aver trascorso assieme l'intera giornata, giunse per il marinaio il momento di ripartire e, nonostante il potente legame venutosi a creare tra i due amanti, Lorelei, avvilita, fu costretta a lasciarlo andare.
Prima di salpare, l'uomo promise alla fanciulla che, una volta portato a termine il suo incarico, sarebbe tornato da lei e le chiese di aspettarlo su quello stesso scoglio dove i due si erano conosciuti e innamorati.
Passarono giorni, mesi, anni, interminabili ed indefiniti momenti in cui Lorelei, in attesa del ritorno del giovane amato, rimaneva adagiata sul punto più alto della roccia, cantando a voce alta, costantemente attenta al passaggio di ogni imbarcazione, svuotando lentamente i suoi occhi pieni, in origine, di fiducia e speranza.
Ma, l’uomo non tornò mai più e con il tempo si dimenticò della giovane innamorata e di quell’amore così profondo e sincero ma al tempo stesso celere nel suo consumarsi.
Nel momento in cui Lorelei raggiunse la triste e inevitabile consapevolezza del tradimento subito, mossa dal dolore, dalla delusione e dall'esasperazione, prese la decisione di non fare ritorno a casa e di passare su quella roccia il resto dei suoi giorni, promettendo a se stessa di non riporre mai più la sua fiducia in qualcuno, promettendo a se stessa di impedire che il suo cuore potesse essere persuaso dall'amore un' altra volta.
La fanciulla però, così bella e affascinante, non smise mai di destare l’interesse di tutti i giovani del villaggio, i quali, nella speranza di riuscire a vederla o anche solo di lasciarsi accarezzare dal suo canto, si accostavano con le loro imbarcazioni alla roccia.
Queste circostanze, condussero il parroco del paese ad ordinare che la ragazza fosse rinchiusa in un convento, dove nessuno avrebbe più potuto essere destabilizzato dalla sua bellezza, né attirato dal suo canto.
Quando i suoi carcerieri arrivarono per portarla via, la donna chiese di poter congedarsi, per l'ultima volta, dal suo amato fiume Reno.
Fu in quel momento che Lorelei corse fino al punto più alto e sporgente dello scoglio e prima che potesse essere fermata si gettò in acqua trasformandosi per sempre in una sirena.
Da quel giorno in poi, la sirena Lorelei continuò a nuotare libera nelle acque del suo tanto caro fiume, cantando giorno e notte senza sosta e senza più mostrarsi a nessuno.
La sua voce continuò ad attrarre tantissimi marinai che, nella speranza di vederla, persero la loro vita nelle stesse acque in cui Lorelei perse la speranza nell'amore.
“Metà donne e metà pesce, metà amate e metà no, le sirene sono anime che vivono lo scorrere della loro vita con la consapevolezza che nessuno potrà mai amarle per intero, mai del tutto, mai davvero.
Miti e leggende le descrivono come tentatrici, abili seduttrici, figure malefiche, egoiste e prive di sentimenti, ma, nessuno si è mai interrogato sul loro senso di inadeguatezza nel sentirsi destinate ad amori clandestini.
Amori fatti di promesse da marinaio, di addi ingiustificati, di sentimenti intensi ma labili, di emozioni forti ma dissolute.
È come se a loro, le sirene, non fosse mai concesso di essere veramente felici.
È come se a loro, le sirene, non fosse mai permesso di essere veramente amate.
Analizzando il loro vissuto, ho compreso il motivo di tanta diffidenza rispetto all’amore.
Mi sono immedesimato con Lorelei, con la scelta sofferta di chiudere il suo cuore a possibili nuovi amori, eppure, ho immaginato per lei un finale diverso: un finale con un ritorno all'amore.
Aldilà del mondo di appartenenza, aldilà della figura corporea e aldilà del carattere, tutti meritiamo di essere amati.
- Fabrizio Corbo
“E sotto l'acqua, sai, si può stare bene
Rido la notte, qui nessuno mi vede
Sento le note, nuotano più leggere
Liquido azzurro, la terra ci beve
Noi siamo sirene, noi siamo sirene”
da 'Scilla' di Joan Thiele
“Tu che ora non temi,
Ignorane il canto.
Quel coro ammaliante che irrompe alla mente
e per quanto mulini le braccia oramai non potrai far più niente.
Ma se ti rilassi e abbandoni il tuo viso
a un lunghissimo sonno, o mio Pizzomunno,
tu guarda quell'onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso.
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent'anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene”
da 'La leggenda di Cristalda e Pizzomunno' di Max Gazè